La Sportiva Discovery Pantelleria

Tappa 1 – Trail dei Turchi
La partenza si trova al parcheggio dell’azienda agricola Emanuela Bonomo, un’azienda che conosceremo presto meglio e di cui assaggeremo molti dei prodotti fatti da loro, e di cui vedremo la bellissima tenuta durante questo percorso.
La partenza è subito in salita in una strada che si chiama “via dei soffioni”: se guardate alla vostra sinistra noterete qualche fuoriuscita di sbuffi di vapore, oltre a una speciale distesa di fichi d’india.
Si attraversa poi una strada, via Serraglia, che separa la contrada di Rekhale da Kuddia Attalora. Il nome Kùddia (non kuddìa!) significa “collinetta, dosso” che a Pantelleria però indica un ex-vulcano. Sono circa 50 i vulcani che hanno creato questa meravigliosa isola e oggi ne attraverserete 2 ma ne potrete vedere tanti. Tutti spenti, nessun pericolo in vista per noi e i nostri figli e nipoti, i vulcanologi garantiscono.
Ecco quindi che girerete intorno alla Kùddia in senso antiorario senza grandi difficoltà. Avrete da fare 400-500 metri di asfalto e poi vi butterete a destra dove sarà difficile correre per la voglia di guardare il panorama: siete in contrada Dietrolisola e sotto di voi vedete dapprima Balata dei Turchi e più avanti una rientranza dai colori speciali: Punta Li Marsi. Guardate fermandovi per non cadere, memorizzate la bellezza e mentalmente organizzate la prossima gita al mare!
Tutto il sentiero si svolge con questo splendido panorama. Finito questo siete sulla strada sterrata che vi riporta su, e da qui inizia la salita, a volte ripida, a volte tranquilla, che finirà alla contrada Barone, dove il terreno molto fertile fa sì che ogni angolo sia coltivato: viti di Zibibbo, Capperi, Ulivi ma anche ortaggi di vario tipo. Tutto rigorosamente basso a difesa dal vento.
Qui poi le strade si dividono: la “Soft” girerà a sinistra per tornare nel sentiero iniziale, mentre l’ “Advance” prosegue; attraversa la via Serraglia per salire verso il Gibele, il vulcano più grande dell’isola, quello che ha “partorito” la Montagna Grande (più alta di lui). Ed è qui che vedrete il capolavoro creato dal sig. Bonomo, con qualche mulo e tanta buona volontà: una capperaia a forma di anfiteatro fatto tutto di muretti a secco e matarette (un muretto, uno spazio per coltivare capperi – mataretta – un muretto e così via) a semicerchio tutto in salita. Un capolavoro.
Salite ancora un po’ fino a trovare, all’altezza di 697 metri, i resti della II Guerra Mondiale con vecchie caserme, garitte e postazioni antiaeree. E da qui una lunga discesa. Passerete a fianco del cratere, ma non ci andrete, vi inoltrerete invece in un bosco di lecci e corbezzoli (passo del Kalkhi) per poi tuffarvi verso il sentiero che porta alla Favara Grande. Le Favare sono sbuffi di vapore di cui l’isola è piena, ma quella che (forse, se non correte troppo veloci) vedrete a sinistra è la più grande. Passata questa il sentiero roccioso con il mare di fronte vi riporta verso il punto di partenza dove sarete accolti dai nostri applausi.

Tappa 2 – Trail Montagna Grande
Questa volta partiamo direttamente dai dammusi 2 Gatti, comodo no?!
Allora, pronti… via!
Si parte dalla strada sterrata in direzione est, opposto alla contrada di Sibà ma per poco: nel giro di meno di 1Km svolterete a destra verso un bel sentiero roccioso in salita. Guardate bene i nastri perché ci sarà una svolta a destra per una strada sterrata, un comodo saliscendi. Attraversate la strada (che porta in cima alla montagna) proseguite per il sentiero SDRUCCIOLEVOLE (attenzione) fino a incontrare il sentiero che prenderete a sinistra, frequentato da chi, durante tutto l’anno, ha voglia di fare un bagno turco naturale, chiamata Sauna o Grotta di Benikulà , che vi consiglio proprio alla fine di questa corsa, per sciogliere un po’ i muscoli.
Passerete a fianco della “sauna”, senza vederla (così sarà una sorpresa per dopo!) e percorrete tutto questo lungo sentiero che domina la bellissima, fertile Piana di Monastero, una fossa calderica interamente coltivata. Al di là della piana, oltre il costone, vedete Scauri: la collinetta in fondo è il cimitero di Scauri (una bella vista per chi se ne va).
L’ultima parte del sentiero si chiama Passo del Vento: vi auguro che non sia un giorno particolarmente ventoso perché lì lo troverete… di più! Normalmente, nei mesi meno turistici, proprio lì pascolano le mucche liberamente, ma oggi no, aspettano che ve ne andiate via: meglio per le vostre scarpe, garantisco. Fate una discesa tra le rocce che puzzano di zolfo, un po’ giallognole e in fondo al sentiero ecco la favara grande! Oggi non potete non vederla: è di fronte a voi, e la lascerete alla vostra destra per entrare in quel pezzo di percorso dove alcuni di voi hanno corso in senso opposto 2 giorni fa. Quindi entrerete nel bosco di lecci e corbezzoli, il passo del Khalki per girare a sinistra sul sentiero che vi porterà in cima alla Montagna Grande.
Man mano che salite guardate ogni tanto il panorama: vedete la Piana di Ghirlanda (altra fossa calderica) con il rettilineo più lungo dell’isola (ben 1Km senza curve e quasi in pianura!), la Kuddia Attalora che avete già percorso e poi il mare, da Dietrolisola a Kamma/Tracino dove l’arco dell’elefante immerge la sua proboscide nel mare.
Sbucate in un tagliafuoco e lo percorrete in salita verso l’antenna della Montagna grande, e da lì finalmente vi riposate un po’ in discesa.
Incontrate il bivio che divide il percorso “Advance” che andrà a destra da “Soft” che scende ancora un po’ dritto. Si re-incontreranno poco più avanti, intorno a Kuddia Mida, quindi proseguo con i corridori che vogliono misurarsi col percorso più lungo.
Dopo la svolta a destra si farà un po’ di facile strada sterrata ma non rilassatevi troppo: improvvisamente un sentiero tutto in salita vi farà tornare quasi in cima alla montagna e precisamente nel tagliafuoco che avete lasciato poco prima. Questa volta lo affrontate in discesa. Quando ne uscirete vi troverete davanti un lago artificiale: un tondo tutto in cemento che doveva servire in caso di incendio, ma non so se sia mai stato usato.
E ora un po’ di strada sterrata che vi porta a Kuddia Mida , dove si incontra l’altro gruppo. Qui, se non siete troppo veloci potrete notare:
1) il cratere pieno di alberi (voi correte sul bordo)
2) tante piccole favare
3) una favara più grande in uscita da una costruzione in pietra che qualcuno forse in passato ha usato come bagno turco
4) che vista!
Di fronte a voi il mare da punta Spadillo a Kattibugale e, non ultimo il bellissimo Lago di Venere (o Bagno dell’acqua). Peccato non potersi fermare… ci tornerete! È a meno di 1 ora di cammino dai dammusi.
E ora si scende: prima un sentiero di gradoni in legno, poi la strada sterrata e supererete: Kuddia del Gallo, Kuddia Randazzo e Kuddia Valletta. E poi su fino all’arrivo, direttamente nel vostro dammuso!

Tappa 3– Pantelleria Trail / Gelfiser Trail
La terza e conclusiva prova presenta ben 3 percorsi diversi e per tutte le distanze si parte dal faro di Punta Spadillo. La posizione del faro credo sia la più ventosa dell’isola, ma la partenza è riparata.
Avrete già notato al vostro arrivo quella roccia imponente subito dopo aver parcheggiato: è il Re del Kagiar. Il Kagiar è la contrada dove vi trovate e quella roccia va vista da 2 angolazioni: da un lato è una faccia cattivissima, dall’altro un viso angelico. Domina tutto il Kagiar e lo trovate subito in partenza alla vostra destra. Poi entrate in una zona piena di residui della II Guerra Mondiale: ex-caserme, postazioni antiaeree, garitte. A parte queste brutture, passate in mezzo alle rocce nere di una delle ultime eruzioni, proveniente da Kuddia Randazzo.
In mezzo a questa natura tanto scura, sulla destra avrete il “Laghetto delle ondine”. Questo bacino si forma con le onde del mare mosso e la sua bellezza dipende dal meteo: se c’è stato da poco, o ancora c’è mare mosso è bellissima e le onde che entrano sono uno spettacolo, ma se è da tanto che il mare non si fa sentire, è una orribile pozzanghera giallognola.
Il resto del sentiero è un insieme di colori: a destra c’è cala 5 denti e a sinistra vedete la Montagna Grande con il tagliafuoco dove avete corso solo 2 giorni fa e che qualcuno di voi rifarà fra poche ore.
Dopo aver attraversato la strada percorrerete un sentiero romano che vi porta dritto dritto al Lago Specchio di Venere, o Bagno dell’Acqua, un lago molto speciale:
– per i colori non scrivo niente, vedete coi vostri occhi
– ha le pozze di acqua calda
– è ricca di soda (se vedete la schiuma sul bordo non è inquinamento ma soda)
– è meta di molti tipi di uccelli. Tutta l’isola lo è, ma qui vengono ad abbeverarsi uccelli migratori nelle 2 mezze stagioni: in primavera migrano a nord, in autunno a sud. E così si possono vedere trampolieri: Cavalieri d’Italia tutto l’anno oppure cicogne e fenicotteri e altri tipi periodicamente. Ma non solo quelli, naturalmente. Un ornitologo di passaggio a Pantelleria 40 anni fa, ha deciso di fermarsi avendo trovato qui la più ricca varietà di volatili.
Farete metà lago, e subito dopo vi inerpicherete in una bellissima mulattiera in mezzo al bosco che va a Sillume dove il primo gruppo saluterà i più audaci: il percorso “Soft” andrà a sinistra in direzione Bugeber, gli altri continueranno la salita che diventerà una pietraia, in direzione Cannachi/San Vito.
Il percorso “Soft” avrà un tratto di strada asfaltata molto panoramica: vedrete il lago e il mare insieme, giardini panteschi (sapete cosa sono? Ne avete uno proprio di fronte ai vostri dammusi: costruzioni in pietra tondi o ovali che proteggono gli agrumi dal vento!) e campi coltivati. Finché non sarete deviati a destra dov’è la chiesa di Bugeber, percorso che da qui in poi tornerà ad accomunare le tre distanze per gli ultimi 5 Km che descriveremo più avanti.
Torniamo indietro e raggiungiamo gli altri 2 gruppi dopo la pietraia e precisamente a Cannachi che è quella vallata tutta coltivata che prima vedete dall’alto di S.Vito, e poi vi ci butterete in un sentiero non facile da correre in discesa. Anche qui troverete residui bellici, la cosa più importante è il sentiero in cui state per entrare (dopo il ristoro), uno dei più belli: il Gelfiser. Costeggia una grande colata lavica molto antica (infatti qui le pietre sono bianche, ricche di licheni) in un bosco di lecci, felci, corbezzoli e fra un po’ anche funghi. Finita la salita siete a Sibà, ovvero a 2 passi dai dammusi, e, dopo una breve pausa di pianura, riprendete la salita in un altro bel sentiero, quello che vi porta a Kuddia Mida, l’ex- vulcano che avete costeggiato 2 giorni fa.
Adesso le strade ancora si dividono: il giro “Advance” andrà a sinistra prendendo la strada passando di fianco, senza vederlo, al lago artificiale, punto in cui rientreranno gli “Ultra della 50K” per condividere gli ultimi 8 Km di gara che descrivo più avanti.
Torniamo quindi alla seconda deviazione dove il gruppo di atleti partecipanti alla “Ultra“ ha girato a destra: scenderete, ma non vi illudete troppo e soprattutto non vi rilassate: vi ricordate la discesa sdrucciolevole di 2 giorni fa verso la sauna? La ripercorrerete, e ripasserete vicino alla sauna
naturale o Grotta di Benikulà o Bagno asciutto (a proposito: ci siete stati ieri per rilassare i muscoli?) fino ad arriverete alla Favara guardando la splendida Piana di Monastero.
Tratto già noto per chi ha fatto il percorso “Advance” il primo giorno:
Si attraversa una strada, via Serraglia, che separa la contrada di Rekhale da Kuddia Attalora.
Ecco quindi che girerete intorno alla Kùddia in senso antiorario senza grandi difficoltà. Avrete da fare 400-500 metri di asfalto e poi vi butterete a destra dove sarà difficile correre per la voglia di guardare il panorama: siete in contrada Dietrolisola e sotto di voi vedete dapprima Balata dei Turchi e più avanti una rientranza dai colori speciali: Punta Li Marsi.
Tutto il sentiero si svolge con questo splendido panorama. Finito questo siete sulla strada sterrata che vi riporta su, e da qui inizia la salita, a volte ripida, a volte tranquilla, che finirà alla contrada Barone, dove il terreno molto fertile fa sì che ogni angolo sia coltivato: viti di Zibibbo, Capperi, Ulivi ma anche ortaggi di vario tipo. Tutto rigorosamente basso a difesa dal vento.
Si attraversa la via Serraglia per salire verso il Gibele, il vulcano più grande dell’isola, quello che ha “partorito” la Montagna Grande (più alta di lui). In cima al Gibele troverete, all’altezza di 697 metri, i resti della II Guerra Mondiale con vecchie caserme, garitte e postazioni antiaeree. E da qui una lunga discesa. Passerete a fianco del cratere, ma non ci andrete, vi inoltrerete invece in un bosco di lecci e corbezzoli (passo del Kalkhi) da cui prenderete il sentiero a destra che vi porta in cima alla Montagna Grande.
Oggi è più facile: conoscete già il panorama, non dovrete rischiare di fermarvi per guardarlo (o forse no, è sempre talmente bello!)
Sbucate nel tagliafuoco che avete visto dal basso alla partenza e lo percorrete in salita verso l’antenna della Montagna grande (836mt), e da lì finalmente vi riposate un po’ in discesa. Ma non è finita!
Dopo una svolta a destra si farà un po’ di facile strada sterrata ma non rilassatevi troppo: improvvisamente un sentiero tutto in salita (dove molti di voi cominceranno a odiare il sadico che ha segnato il percorso!) vi farà tornare quasi in cima alla montagna e precisamente nel tagliafuoco che avete lasciato poco prima. Questa volta lo affrontate in discesa. Quando ne uscirete vi troverete davanti un lago artificiale: un tondo tutto in cemento che doveva servire in caso di incendio, ma non so se sia mai stato usato. Poco più avanti svoltando a destra vi ritroverete a condividere i sentieri percorsi anche dal gruppo “Advance”, ristoro incluso.
Supererete la cantina Abraxas , Kuddia del Gallo e Kuddia Randazzo e una discesa di cemento che vi permetterà un’altra bellissima veduta sul lago e Kattibugale. Poi a destra una bella mulattiera tutta in discesa.
Tengo a raccomandare prudenza nel caso abbia piovuto da poco perché si forma il muschio sul cemento e si scivola tantissimo: evitate di correre sul verde. La piana che vedete sotto di voi è Bugeber, dove sbucherete per svoltare a destra e salire alla chiesa di Bugeber, tratto comune a tutti i percorsi: ci siete, mancano circa 5Km con poche salitelle:
Dopo una strada sterrata vi infilerete in un sentiero (il Cafaro) abbastanza ombreggiata: solo alberi ai lati. Quando vedrete dei campi sarete quasi sulla strada che andrà attraversata in direzione Cala Cottone. Anche qui sarà una mulattiera facile facile con il mare sulla destra e in fondo finalmente sbucherà il faro di Punta Spadillo!
Sentite gli altoparlanti, la musica, ultimo sforzo tra le pietre del Kagiar e…
Complimenti, siete arrivati!!!
Testi di Giuliana Serracchioli – Staff locale in Pantelleria